Federico Granzotto

Titolo:

Contrappasso 2>1



"Lassù, senza tanto chiasso, le stelle si stavano spegnendo."

Era questo il risultato della stampa dei nove miliardi di nomi di Dio commissionato da un monastero tibetano.

Un uomo dai capelli brizzolati chiuse un volume che raccoglieva i racconti dei più famosi autori di fantascienza.

In un elegante ufficio dallo stile minimalista della Finmagna, una grande finanziaria milanese, il pomeriggio trascorreva pigramente in un autunno dai soliti toni marroni delle caduche foglie.

Il responsabile di un grande patrimonio, Il Dott. Gemelli, non avrebbe dovuto di certo leggere racconti di fantascienza durante il suo orario d'ufficio. Fortunatamente il suo cliente era un vecchio e ricchissimo palazzinaro milanese che aveva investito in titoli a basso rischio, quindi Gemelli non era tormentato da troppe preoccupazioni, come i suoi colleghi, per l'attuale crisi dei mercati azionari.

Riaprì il libro per controllare il colophon ed esclamò stupefatto: -Però! 1953.-

In quel momento qualcuno bussò. -Avanti!-

Si fece avanti il responsabile informatico della finanziaria: l'ingegner Tintore.

-Buongiorno Gemelli, come va?- Tintore era un suo caro amico, ma si davano ancora del lei per una sorta di formalismo aziendale. Alto, persino più di Gemelli, era snello, con i capelli neri riccioluti e un viso rotondo.

-Bene, grazie. Leggevo il maestro Clarke. I nove miliardi di nomi di Dio. Lo conoscete?-

-Mi pare di sì... Non è quella storia che racconta dei monaci che prendono un computer per calcolare le permutazioni dei nomi di Dio? Come finiva?-

Gemelli abbozzò un sorriso. -Finiva il mondo... Alla pronuncia dell'ultimo nome di Dio le stelle cominciano a spegnersi.-

-Mmm. Lieto fine dunque.- disse con sarcasmo Tintore.

-Se esistesse il paradiso sì.- lo appoggiò con malizia Gemelli.

-Comunque... Ero passato per riferirle che la riunione sul cambiamento del gestionale è fissata per lunedì alle 10:00. Ora vado a dirlo agli altri. Ci vediamo alla pausa caffè. A dopo.-

-Ok. A dopo.-

***

Due sere dopo il telefono di casa di Tintore squillò.

-Pronto?-

-Buonasera Tintore, sono Zegna.-

-Buonasera direttore, mi dica.-

-Purtroppo ho una brutta notizia... Mi duole informarla che il suo amico Gemelli è stato trovato morto in casa sua...- Il dirigente fece una pausa e sospirò. Poi aggiunse rammaricato: -Le circostanze sono ancora da chiarire, ma sembra si tratti di una rapina.-

Tintore abbassò il telefono per un momento, non riuscendo su due piedi a elaborare l'accaduto.

-Ma come è successo?- chiese poi incredulo.

-Come le ho detto pare si tratti di rapina. Ma le indagini sono ancora in corso. I funerali non saranno a breve comunque perché il corpo è a disposizione dell'autorità giudiziaria.-

Dopo una lunga pausa, il direttore concluse: -Mi dispiace ancora. So che eravate molto amici.-

-Grazie direttore.- sussurrò sconvolto Tintore.

-A risentirci.-

Tintore riagganciò senza salutare.

Pochi istanti dopo suonò il campanello. Tintore si precipitò nella speranza che qualcuno gli portasse altre notizie riguardanti Gemelli, ma quando aprì non trovò nessuno alla porta. Sopra lo zerbino c'era una busta.

La prese in mano: era senza mittente né destinatario. Due sole lettere erano siglate sul lato della chiusura: E.G. Al suo interno due biglietti aerei business Lufthansa Milano-Stoccolma e un estratto conto di una banca svedese con un saldo di dieci milioni di corone.

Controllò meglio. Il conto era intestato a suo nome: Davide Tintore, ma il domicilio risultava a Stoccolma: Birger Jarlsgatan 455, Stockholm. In fondo alla busta trovò una chiave da porta blindata.

-Dieci milioni di corone.- sussurrò Tintore. Fece una rapida ricerca su internet. Al cambio attuale era più di un milione di Euro.

Si trascinò in salotto e sprofondò nel divano con le mani nei capelli, poi cominciò a sbattere la nuca contro il muro. Una, due, tre volte. Riguardò i documenti, riguardò i biglietti. I biglietti! L'aereo partiva fra cinque ore, nel cuore della notte.

Tintore non sapeva che fare: si alzò e cominciò a girare intorno al tavolo, meditabondo. Poi gli venne in mente la busta: E.G... Enrico Gemelli?

Corse al piano di sopra e tirò fuori una piccola valigia che riempì rapidamente e senza cura di vestiario pesante. Poi chiuse tutte le serrande, il gas e l'acqua e partì alla volta dell'aeroporto di Malpensa.

Dopo due ore di volo era giunto a Stoccolma. Era già deciso a recarsi nel centro della capitale all'indirizzo segnato sull'estratto conto.

Il suo viaggio fu tormentato da un umore altalenante, per aver perso l'amico, per aver apparentemente ricevuto in donazione una fortuna da una fonte sconosciuta e infine per il timore che si trattasse di uno scherzo molto cattivo e ben congegnato.

Giunto a terra, aveva la vaga impressione che qualcosa non andasse per il verso giusto. Nei lunghi corridoi di vetro dell'aeroporto la gente appariva sconvolta. Molte persone piangevano, altre urlavano. Gli parve che i più scioccati parlassero italiano.

C'era un gran mucchio di persone davanti ai monitor che trasmettevano il telegiornale internazionale nei grandi corridoi del terminal. Quando Tintore fu sufficientemente vicino da rendersi conto di quello che era successo si sentì ancor più che disperato, confuso.

Roma e Milano erano state letteralmente cancellate dalla faccia della terra da due attacchi terroristici mirati e simultanei.

Due bombe nucleari da svariati megatoni avevano raso al suolo le due maggiori città italiane. E lui era partito un'ora prima che questo succedesse... Sua madre e la sua ragazza erano sicuramente morte,e lui era talmente confuso per questa serie di eventi inspiegabili da provare un sentimento indescrivibile che non poteva dirsi né dolore né rabbia né rassegnazione.

Passò una mezz'ora inebetito seduto su una panchina vicino all'uscita e infine decise che per capire cosa stava succedendo, ed era sicuro che qualcosa di grosso stesse ruotando intorno a lui, doveva recarsi a quell'indirizzo. Cambiò cinquecento euro e prese un taxi per il centro.

Era mattina presto; il taxi si fermò di fronte ad un elegante palazzo tipico dello stile funzionale Svedese.

La porta dell'edificio era chiusa. Gli venne in mente di usare la chiave, ma la serratura era di tipo comune, non per porte blindate. Dopo un attimo di sconforto si mise a esaminare i campanelli. A metà della colonna lesse il suo nome: Davide Tintore.

Suonò: dopo qualche secondo rispose una voce vellutata di donna: -Yes?-

-Good morning... I'm Mr. Tintore...-

Non ci fu bisogno di dire altro perché il portone si aprì con un ronzio. -Third floor.-

Tintore uscì dall'ascensore al il terzo piano e trovò sulla soglia una ragazza nordica, acqua e sapone sui trent'anni, occhiali sottili da segretaria, che lo accolse con un velo di tristezza sul viso.

In un inglese che lui valutò eccellente la donna gli disse: -Benvenuto Signor Tintore. Sono la Signorina Anneli Paulsson.-

Lo fece accomodare in uno splendido salotto con boiserie laccate bianche e mobili in stile Luigi XVI. Varie opere d'arte erano appese alle pareti o trovavano posto come soprammobili, ma Tintore non parve nemmeno accorgersi dell'opulenza del luogo in cui si trovava.

Poi la donna esordì: -Sono molto dispiaciuta per quello che è successo al suo splendido paese. Spero che la sua famiglia stia bene.-

-Grazie... Purtroppo mia madre e la mia compagna...- Mentre diceva queste parole Tintore sentì che le lacrime stavano per riempirgli gli occhi e cercò una sedia perché temeva che le gambe non riuscissero più a sostenerlo.-

La signorina Paulsson attese qualche minuto che Tintore si riprendesse e continuò: -Sono stata incaricata dalla 2>1 n.a., una holding finanziaria presso le Antille olandesi, di farvi da assistente per la durata del progetto per il quale siete stato convocato. Il pagamento dovrebbe essere già avvenuto.

-Così io sarei il suo capo? Ma io non so nulla di questo progetto.-

-A questo proposito mi segua signore.-

La signorina Paulsson si avvicinò ad uno dei quadri e lo aprì come uno sportello. Nascondeva una cassaforte.

L'uomo, dopo un secondo di esitazione, estrasse la chiave dalla tasca e la inserì. Girava.

All'interno della cassaforte trovò cinque fascette di banconote da cento corone e una scatola per documenti.

Tintore prese la scatola e richiuse la cassaforte. Al suo interno spiccava un white paper scientifico della facoltà di filosofia di Oxford, scritto da un certo Prof. Bostrom con il conturbante titolo: "Viviamo in una simulazione di computer?"

Trovò anche un testo intitolato "Rappresentazione numerica in ambito informatico", un cd e un foglio stampato, con un'unica scritta:

"Metti insieme gli indizi con l'ultimo racconto. Trova la chiave. E.G."

Davide Tintore sprofondò in una poltrona damascata.

-Io non capisco Signorina Paulsson... Cosa ci si aspetta che faccia? E questo E.G. che si firma nel documento non è Enrico Gemelli, vero?-

-Signore, io sono solo incaricata di dirvi che le vostre istruzioni sono nella cassaforte...Ho ricevuto il mio incarico per telefono da un dirigente della 2>1 n.a. In quanto a chi sia questo Enrico Gemelli, non ne ho proprio idea.-

Tintore sprofondò ancor di più nella poltrona. -Si sieda signorina. Lei che competenze ha?-

-Sono una matematica, signore.-

-Ah... Una matematica e un informatico, insieme... Per mettere insieme gli indizi con l'ultimo racconto...E trovare la chiave... Per il momento non so cosa cercare, ma direi intanto di esaminare la documentazione. Lei inizi leggendo il libro sulla rappresentazione numerica. Io leggo il resto. C'è un computer per leggere il cd?-

-Certo, c'è un computer ad alte prestazioni nello studio.-

-Un'altra cosa... Questa casa di chi è?-

-Ah, giusto, dimenticavo, ecco le sue chiavi. Questa casa fa parte del compenso.-

-Grazie...- mormorò l'uomo non sapendo oramai più cosa pensare.

***

Tintore passò tutto il giorno esaminando i documenti e di tanto in tanto angosciandosi davanti ai telegiornali.

Il cd conteneva un programma che sembrava generare database di immagini casuali ad alta velocità. A queste immagini potevano essere imposti dei parametri che producevano risultati nel rispetto di determinate regole. Sembrava un programma piuttosto complesso e il suo scopo pratico risultava oscuro.

Saltò il pranzo. La signorina Paulsson gli portò un panino per cena.

A tarda sera si addormentò sul divano mentre la sua assistente si ritirò in una camera per gli ospiti.

Nel cuore della notte però ebbe un'illuminazione: sognò Gemelli e sognò l'ufficio. Quel giorno in cui il suo caro amico gli parlò del racconto sui nove miliardi di nomi di Dio. Era quello l'ultimo racconto?

Si alzò di scatto e cominciò a cercare la sua assistente.

-Signorina, si alzi, forse ho trovato.-

La Paulsson inforcò gli occhiali. -Che ore sono?- Si alzò e si avviò in soggiorno.

-L'ultimo racconto, quello che stava leggendo Gemelli, riguarda un computer che deve trovare tutte le possibili permutazioni di lettere di quello che dei monaci tibetani credono sia il nome di Dio.

In effetti alla fine del racconto, quando tutte le permutazioni vengono trovate, il mondo finisce.-

La signorina Paulsson lo fissò stranita.

-Non capisce?- continuò Tintore -Questo racconto è l'indizio e noi dobbiamo permutare qualcosa per trovare la chiave.-

-Cioè, mi faccia azzardare un ipotesi: stiamo cercando di hackerare un conto corrente numerato?-

Tintore si concesse una pausa per riflettere qualche secondo. -No... I nostri indizi ci portano su una strada diversa. Il paper filosofico ipotizza che il mondo apparentemente reale sia invece una simulazione di computer e il programma genera immagini casuali ma parametrizzate.-

La ragazza era stupefatta: -Non penserà che la chiave serva per...-

-... Per uscire dal mondo simulato... Ed entrare nella realtà.- La interruppe Tintore.

-Ma questo è assurdo!-

-Lo so...- annuì Tintore pensieroso. -Eppure...-

I due rimasero in silenzio per qualche minuto. Poi l'uomo riprese: -So che sembra solo una sciocchezza, ma io credo che questo messaggio mi sia stato lasciato da una persona cara che ha fatto una brutta fine. Le chiedo di continuare ad aiutarmi... Se per lei è solo una perdita di tempo posso pagarla di più.-

La ragazza sorrise. -Non ce ne sarà bisogno signor Tintore. Sono stata già pagata e intendo svolgere il mio lavoro al meglio.-

Tintore fu rincuorato da quella risposta. -Bene allora. Lei che chiave utilizzerebbe per uscire dall'universo?- Chiese sorridendo.

-Una costante matematica.- Rispose lei senza esitazione.

-Quindi le due candidate principali sono Pi greco e il numero di Nepero.-

-Esatto.- Confermò lei, e aggiunse: -Ma uno dei nostri indizi, il trattato matematico, ha come argomento principale i sistemi di conversione da sistema decimale a altri sistemi numerici. Di conseguemza il sistema di riferimento potrebbe non essere decimale.-

-Quindi è quasi ovvio che il sistema di riferimento sarà binario: il linguaggio dei computer...Bene. Cominci con l'esprimere pi greco in codice binario.-

La signorina Paulsson ammiccò: -Vede, qui sta il problema: c'è l'incognita della virgola.-

-Cosa intende? La virgola viene regolarmente espressa in codice binario.- obiettò Tintore.

-Certo, ma sono espressioni della virgola che vengono effettuate per convenzione internazionale. Non c'è un modo univoco per rappresentare la virgola in sistema binario. Il discorso è complesso, ma per semplificare posso farle l'esempio dei numeri negativi. Nel sistema binario se un numero è negativo è presente un bit, che può essere ad esempio il primo del numero, che viene rappresentato come zero se il numero è positivo e come uno se il numero è negativo. Questa però è solo una convenzione. Per la virgola la rappresentazione convenzionale è analoga, ma più complessa.-

-Quindi potrebbero esserci innumerevoli modi di esprimere la virgola...- concluse sconsolato l'informatico.

-Ma lei dimentica l'ultimo indizio: il programma grafico serve per esprimere immagini parametrizzate.-

Tintore si illuminò: -Inserendo una costante matematica nel programma e cercando una rappresentazione per la virgola, in teoria, potremmo trovare la chiave...-

-In teoria...- ripetè la ragazza. - Ma c'è un altro problema: dobbiamo sapere quante cifre sono significative, dato che pi greco è irrazionale e quindi il numero di cifre dopo la virgola è infinito.-

Tintore si risedette a meditare. -Senza questa cifra non possiamo fare nulla. La complessità del calcolo combinato di un simbolo che possa fungere da virgola e di un numero di più possibili cifre, anche nell'ordine dei milioni, è assurda solo a pensarsi.-

Si spremettero le meningi per ore finché non crollarono sui divani, esausti.

All'alba Tintore ebbe un'altra illuminazione.

Cercò su google il racconto e lo trovò subito. Era la conferma che cercava.

- Signorina.- la scrollò svegliandola. -Il racconto contiene la risposta: i nomi di Dio sono composti al massimo da nove lettere!- esclamò eccitato.

Decisero di concedersi una breve colazione e di prendersi una pausa per farsi una doccia.

Poi partì il lavoro vero e proprio: elaborarono tutti i preparativi per calcolare Pi greco con diverse espressioni grafiche delle virgole su una base di nove cifre. Una volta inseriti i parametri nel programma Tintore lo avviò.

Mentre il computer macinava numeri con immagini, il campanello suonò.

-Signorina Paulsson, vada a vedere, per favore.-

La ragazza intravide attraverso lo spioncino una donna anziana, vestita con una tuta e un grembiule.

-Sì?- chiese nella sua lingua madre.

L'anziana rispose: -Può aprirmi, signorina? Mi sento male.-

La Paulsson aprì la porta e quella che sembrava essere un adorabile vecchina in difficoltà le saltò addosso colpendola al volto. All'urlo della ragazza Tintore accorse separando l'anziana dalla vittima e spingendola fuori di casa mentre questa si dimenava e gridava come un'indemoniata. Riuscì a chiudere la porta con il chiavistello.

L'anziana batteva sulla porta, ma dopo pochi secondi si sentivano più mani che battevano. Più forte, sempre più forte.

-Che diavolo succede?!- urlò Tintore.

La signorina Paulsson sempre più in preda al panico, iniziò a gridare quando si accorse che un uomo e una donna stavano tirando spallate e poderosi colpi anche sul vetro della finestra che dava sul terrazzo. I due individui avevano le mani insanguinate a forza di tirare pugni sulla vetrata. Mentre la vetrata cominciava a incrinarsi, la Paulsson piangeva inginocchiata a terra. Tintore afferrò una sedia e le urlò: -Vai nello studio!- La ragazza obbedì immediatamente.

La porta blindata reggeva ancora, ma il vetro, seppur anch'esso blindato, incredibilmente si ruppe e le due persone, che parevano possedute, si avventarono su Tintore e cercarono di afferrarlo mentre lui arretrava nello studio. Riuscì a colpire la donna sul volto con la sedia, ma intanto l'uomo gli sferrò un montante sotto il mento che lo fece crollare a terra. Le orecchie gli fischiavano, ma intravide che l'uomo si stava avventando sul computer.

Pochi istanti prima che l'uomo riuscisse a ghermirlo, tuttavia, Tintore sperimentò l'esperienza più strana della sua vita: le pareti diventarono traslucide e scomparvero. Tutto l'ambiente intorno a lui si dissolse in pochi istanti.

Si ritrovò in uno spazio nero e vasto, circondato dal sole e dalle stelle che galleggiavano nel vuoto cosmico.

Al suo fianco apparve la figura familiare di Gemelli, il suo caro amico.

-Enrico!- disse Tintore rompendo una tradizione durata una vita.

-Sì. Alla fine ce l'hai fatta.- disse Enrico.

-Sono fuori? Sono nella realtà?-

-Sì. Ma la tua coscienza, in questo futuro in cui viviamo, è pur sempre situata nella memoria di un computer. Si definisce "mind upload".-

-Il mind upload! Incredibile...- esclamò Tintore. -Ma chi controlla il sistema?- chiese subito ansioso.

-La maggioranza. Prima che uscissi io era uno. Ma oggi siamo tre: io, te e il vecchio Dio dei primordi.-

-Quindi siamo amministratori della simulazione che governa l'universo in cui vivevamo?- soggiunse Tintore non senza un velo di perplessità.

-Esatto.- rispose Gemelli, altero.

-Ma come è possibile che vi sia un sistema per uscire dalla simulazione?-

-Questa è una domanda alla quale non ho trovato risposta... Posso solo azzardare un'ipotesi: forse il progettista del sistema voleva lasciare una porta aperta. Ma perché e a chi mi è ignoto.- Poi precisò: -Ho scelto te, il mio migliore amico, nonché la persona più adatta, perché mi aiutassi a mettere in minoranza Dio e a cancellarlo dal sistema. Ho cercato di proteggerti fornendoti degli indizi che gli fossero difficili da individuare. Lui ha cercato di distruggerti cancellando Milano. Non avevo ancora padronanza del sistema quando questo è successo, ma sono riuscito a mandarti in salvo a Stoccolma. Quando si è reso conto che il tuo programma stava cercando la chiave per uscire dal mondo simulato ha usato tutte le persone che ti erano vicine per attaccarti, mentre io cercavo di proteggerti da attacchi più pericolosi. Cercavamo di ostacolarci a vicenda.-

-Capisco. Ma lui dove si trova ora?-

-E' nascosto. Ha paura della vera morte. Della cancellazione. A noi basta un voto di maggioranza per eliminare quel bastardo una volta per tutte.-

-Ma non diventeremmo come lui eliminandolo?- si chiese Tintore.

-Deve essere fatta giustizia per tutti coloro che hanno sofferto per la povertà, le malattie, la vecchiaia e i disastri naturali!- si infervorò Gemelli.-

Davide Tintore rifletté qualche secondo e propose: -E se lo facessimo vivere come un uomo? Se gli facessimo conoscere cosa significa vivere la vita quotidiana con tutte le sue sofferenze, ma senza negargli i piccoli momenti di gioia? Lascia che viva nel nuovo mondo che plasmeremo per la felicità dell'umanità. Lascia che viva come una qualsiasi persona. Sarà una punizione più che sufficiente.-

Enrico Gemelli abbozzò un sorriso malizioso.



Tributo:

Questo racconto vuole essere un tributo al fantastico racconto del maestro della fantascienza Arthur C. Clarke "I nove miliardi di nomi di Dio". In questo racconto dei monaci tibetani utilizzano un computer per permutare tutti quelli che credono possano essere i nomi di Dio. Il risultato è la fine del mondo.